In guerra contro chi?
Contro l'idea che vede il disegnatore di fumetto come un lavoratore "di serie B" e che, quindi, tende a trasformarli in questo: una categoria che, come dicevo in altre sedi ed in tempi meno battaglieri:
- non ha un trattamento economico proporzionato al lavoro svolto,
- non ha un sindacato (sì, c'è il SILF, ma mi permetto di dubitare della sua forza contrattuale OGGI),
- non ha organi d'informazione (il fumettista che conosce i suoi diritti e che sa destreggiarsi con la burocrazia minima necessaria è un'eccezione!)
- non ha coesione interna: centinaia di nuovi disegnatori all'anno che escono dalle scuole a fronte di sempre meno lettori fa sentire il disegnatore in concorrenza contro i suoi colleghi. Risultato: diffidenza e poca comunicazione che peggiorano i punti precedenti in un circolo vizioso.
Nei prossimi giorni metterò su questo blog l'analisi che feci mesi fa per la mailing list Yattaaa: a quanto pare le mie esperienze e riflessioni si ritrovano identiche anche in molti altri luoghi.
Il che non vuol dire che sono figo io (o forse sì? ^_- ), ma vuol dire che la mia esperienza è, purtroppo, "tipica", è la cosiddetta "aria che si respira".
Ora, la soluzione numero uno per il fumettista italiano è "punta all'estero"; giusto oggi mi hanno segnalato questo desolante ed amaro articolo di Repubblica, segnale non stiamo parlando dell'unica categoria che cerca salvezza, moralmente ed economicamente, all'estero:
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/22/news/cara_italia_ti_scrivo_it_un_paese_visto_da_lontano-8319065/. Andate a leggerlo.
Fatto?
La soluzione numero due è "cambia lavoro e i fumetti li fai per divertimento". Io sono stato molto ben consigliato e il fumettista per lavoro non l'ho mai voluto fare sul serio.
Fino all'anno scorso dicevo "la mia fidanzata fa la fumettista per l'Italia" ed avevo il sorriso amaro in faccia.
Oggi dico "la mia futura moglie fa l'illustratrice per l'estero" ed ho un sorriso soddisfatto e sincero in volto.
Ma veniamo al Manifesto (che ho un pochino reimpaginato per migliore leggibilità, ma il testo è fedele a come lo trovo sul nuovo blog di Giuseppe Di Bernardo):
CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER LA DIFESA DEL LAVORO DEI DISEGNATORI DI FUMETTO
Manifesto: La  Scuola Internazionale di Comics intende promuovere una campagna di  sensibilizzazione per la difesa del lavoro di tutti i disegnatori del  fumetto. 
Poiché siamo  quotidianamente a contatto con tanti professionisti, abbiamo raccolto le  loro riflessioni e ci facciamo portavoce del loro malcontento.
Come  loro, anche noi crediamo che sia necessario cambiare una pessima  abitudine che negli anni si è consolidata: il fumetto è un’arte, ma in  Italia soffre di una svalutazione culturale, nonostante le capacità dei  disegnatori italiani. Anche  questo può aver contribuito a far nascere una falsa idea del lavoro dei  disegnatori del fumetto, diffondendo la convinzione che la loro opera  abbia minore dignità rispetto a quella di altri artisti.
Sempre più spesso i disegnatori si sentono traditi nel loro entusiasmo di condividere il loro lavoro con i fan. Ecco  la principale fonte di malcontento tra i disegnatori: alle fiere  regalano infaticabilmente la loro professionalità e la loro arte per poi  vederla svenduta su internet: spesso vediamo disegni “svenduti” anche  per 5 euro, in questo modo anche il talento del disegnatore è svalutato. 
Tutto il loro lavoro, la loro esperienza, la loro fatica vengono svenduti per niente. 
Questa  situazione marcia parallelamente a quella in cui un disegnatore si  trova a dover rispondere a quesiti umilianti del tipo: “Tu chi sei? Che  fumetti hai fatto? Ah! Allora mi fai un disegno?”  per poi magari vedere  il foglio accartocciato da qualche parte perché in fondo averlo non era  poi così importante.
La  Scuola Internazionale di Comics vuole sostenere e accompagnare i  disegnatori in una rivoluzione di questo sistema che sminuisce  la loro  professionalità, per cercare di dare il giusto peso alla loro arte.
Per  questo chiediamo a tutti quelli che condividono questo pensiero e che  intendono attivamente spalleggiarci in questa battaglia educativa, di  sottoscrivere questo documento per far sentire la loro voce e di  rifiutarsi, nelle manifestazioni a venire, di prestare la loro opera  gratuitamente.
Da ora in poi chi vorrà un disegno potrà averlo dietro  compenso o dopo aver acquistato le pubblicazioni dei disegnatori.  La  Scuola Internazionale di Comics da parte sua, si impegnerà a far  circolare questo documento e inviarlo poi ai media, agli organizzatori  delle fiere e alle case editrici, ai suoi studenti e a tutti quelli che  seguono le attività della scuola perché chi lo condivide possa  sottoscriverlo.
Per dare l’avvio a questa nuova tendenza, noi della  Scuola Internazionale di Comics, in occasione di Lucca Comics chiederemo  ai nostri insegnanti di esporre il loro tariffario quando disegneranno  per i fan presso il nostro stand. E chiederemo loro di applicare senza timore le tariffe che hanno stabilito.
La  campagna vede il contributo dell’avvocato Eleonora Trigari, che si  esprime a favore del manifesto. Eleonora è un avvocato milanese esperta  in diritto d’autore che presta la sua opera ad artisti su tutto il  territorio nazionale. Qui di seguito potete leggere il suo contributo:
"Molto  correttamente la Scuola Internazionale di Comics utilizza l’espressione  “svalutazione culturale”. In Italia all’arte sequenziale non viene  infatti riconosciuto un adeguato valore artistico, come invece avviene  in altri Paesi. Ciò nonostante lo studio, la passione e la dedizione che  stanno dietro alle opere a fumetto.
Si  consideri che in Italia il fumetto non gode nemmeno di una tutela  legislativa specifica. Esiste una proposta di riforma volta ad  introdurre una disciplina ad hoc per le opere a fumetto, ma si tratta di  un progetto tuttora arenato (disegno di legge n. 3298 del Senato della  Repubblica, XIV legislatura, “Protezione del diritto d’autore delle  opere a fumetti“  - comunicato alla Presidenza l’11 febbraio 2005-).
Sarebbe invece di grande importanza una riforma, tra l’altro,  per il  valore in sé dell’espresso riconoscimento, anche a livello legislativo,  del fumetto come forma d’arte. Infatti, le conseguenze della svalutazione culturale dell’arte sequenziale sono molteplici.  Innanzitutto,  ciò incide, in negativo, sulle condizioni lavorative dei disegnatori.
Basti pensare agli innumerevoli contratti a progetto che malcelano  rapporti di lavoro subordinato e che i disegnatori, soprattutto i  giovani artisti, si trovano “costretti” a sottoscrivere pur di poter  lavorare. Oppure al mancato riconoscimento della proprietà degli  originali delle tavole da parte delle case editrici.   Gli  stessi disegnatori sono direttamente vittime della svalutazione  culturale dell’arte sequenziale, in quanto molto spesso non sono  consapevoli dei diritti loro spettanti e non sono quindi in grado di  tutelarli.
Ne è un esempio palpabile il fatto che molti pensano che una  volta firmato il contratto di edizione tutti i diritti di autore si  trasferiscano automaticamente alla casa editrice, mentre non è  necessariamente così.  Occorre  quindi che i disegnatori per primi rivendichino a gran voce la dignità  artistica delle loro opere e il valore del loro lavoro e che si  impegnino attivamente  per la tutela dei loro diritti, dei quali  anzitutto devono prendere coscienza.
Tutti  coloro i quali hanno a cuore la cultura e l’arte dovrebbero  appoggiarli, perché tutto ciò che non favorisce la diffusione dell’arte e  della cultura è di per sé negativo dal punto di vista sociale."
- Avv. Eleonora Trigari 
Ed ora... Dite la vostra, ma soprattutto pensateci su, che non fa mai male.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
 

0 commenti:
Posta un commento