...si organizzano proteste.
http://www.badtaste.it/index.php?option=com_content&task=view&id=16298&Itemid=152
Interessante, nei suoi parallelismi tra un'arte che protesta perché non ha nulla ed un'arte che ha poco e protesta per non farselo togliere.
Intanto, nel mondo della musica...
Se nel mondo del fumetto italiano ci si scanna per l'alzata di testa di cui abbiamo già parlato, che vorrebbe far pagare i disegni fatti alle fiere come avviene di prassi nel resto del mondo, al contrario nel mondo della musica, altra arte ma ben più ricca, ecco quanto chiede un artista per una sua foto con autografo in edizione limitata di 30 copie.
Tutto questo alla faccia delle Grandi Sorelle della discografia e dei loro avvocati, che piangono, tecno-prefiche, per i dolori che internet causerebbe loro (tutti da dimostrare: le vendite dei CD scendono, ma il merchandising e i concerti aumentano).
Tornando a noi: non è che, magari, farebbe bene anche al mondo del fumetto creare un po' di rispetto verso l'autore?
Tutto questo alla faccia delle Grandi Sorelle della discografia e dei loro avvocati, che piangono, tecno-prefiche, per i dolori che internet causerebbe loro (tutti da dimostrare: le vendite dei CD scendono, ma il merchandising e i concerti aumentano).
Tornando a noi: non è che, magari, farebbe bene anche al mondo del fumetto creare un po' di rispetto verso l'autore?
DiegozilLab: la mia tessera.
Ho ricevuto la mia tessera d'iscrizione al DiegozilLab.
Se non ti ricordi cos'è, puoi rinfrescarti la memoria qui.
Eccola qua, e se ti sembra assurda, tranquillo, è Cajelli che ama le cose stravaganti.
Mi chiedo solo:
- "4 Bonus Zilla" saranno tanti o pochi? A cosa servono, e con che criterio vengono assegnati?
- Perché Ozzy (dalla serie TV The Osbournes)? Ci saranno esercizi con pipistrelli crudi? Si prendono punti extra per chi riconosce le citazioni di cultura pop? Un po' ci spero. :P
- Con che criterio sono assegnate le fazioni? Tutte e 3 hanno nomi pescati da Star Trek, i dettagli li trovi sul blog di Cajelli... Che dovresti leggere, che cavolo!
Chi vivrà vedrà.
Se non ti ricordi cos'è, puoi rinfrescarti la memoria qui.
Eccola qua, e se ti sembra assurda, tranquillo, è Cajelli che ama le cose stravaganti.
Mi chiedo solo:
- "4 Bonus Zilla" saranno tanti o pochi? A cosa servono, e con che criterio vengono assegnati?
- Perché Ozzy (dalla serie TV The Osbournes)? Ci saranno esercizi con pipistrelli crudi? Si prendono punti extra per chi riconosce le citazioni di cultura pop? Un po' ci spero. :P
- Con che criterio sono assegnate le fazioni? Tutte e 3 hanno nomi pescati da Star Trek, i dettagli li trovi sul blog di Cajelli... Che dovresti leggere, che cavolo!
Chi vivrà vedrà.
WAR - fumettisti in guerra
In guerra contro chi?
Contro l'idea che vede il disegnatore di fumetto come un lavoratore "di serie B" e che, quindi, tende a trasformarli in questo: una categoria che, come dicevo in altre sedi ed in tempi meno battaglieri:
- non ha un trattamento economico proporzionato al lavoro svolto,
- non ha un sindacato (sì, c'è il SILF, ma mi permetto di dubitare della sua forza contrattuale OGGI),
- non ha organi d'informazione (il fumettista che conosce i suoi diritti e che sa destreggiarsi con la burocrazia minima necessaria è un'eccezione!)
- non ha coesione interna: centinaia di nuovi disegnatori all'anno che escono dalle scuole a fronte di sempre meno lettori fa sentire il disegnatore in concorrenza contro i suoi colleghi. Risultato: diffidenza e poca comunicazione che peggiorano i punti precedenti in un circolo vizioso.
Nei prossimi giorni metterò su questo blog l'analisi che feci mesi fa per la mailing list Yattaaa: a quanto pare le mie esperienze e riflessioni si ritrovano identiche anche in molti altri luoghi.
Il che non vuol dire che sono figo io (o forse sì? ^_- ), ma vuol dire che la mia esperienza è, purtroppo, "tipica", è la cosiddetta "aria che si respira".
Ora, la soluzione numero uno per il fumettista italiano è "punta all'estero"; giusto oggi mi hanno segnalato questo desolante ed amaro articolo di Repubblica, segnale non stiamo parlando dell'unica categoria che cerca salvezza, moralmente ed economicamente, all'estero:
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/22/news/cara_italia_ti_scrivo_it_un_paese_visto_da_lontano-8319065/. Andate a leggerlo.
Fatto?
La soluzione numero due è "cambia lavoro e i fumetti li fai per divertimento". Io sono stato molto ben consigliato e il fumettista per lavoro non l'ho mai voluto fare sul serio.
Fino all'anno scorso dicevo "la mia fidanzata fa la fumettista per l'Italia" ed avevo il sorriso amaro in faccia.
Oggi dico "la mia futura moglie fa l'illustratrice per l'estero" ed ho un sorriso soddisfatto e sincero in volto.
Ma veniamo al Manifesto (che ho un pochino reimpaginato per migliore leggibilità, ma il testo è fedele a come lo trovo sul nuovo blog di Giuseppe Di Bernardo):
CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER LA DIFESA DEL LAVORO DEI DISEGNATORI DI FUMETTO
Manifesto: La Scuola Internazionale di Comics intende promuovere una campagna di sensibilizzazione per la difesa del lavoro di tutti i disegnatori del fumetto.
Poiché siamo quotidianamente a contatto con tanti professionisti, abbiamo raccolto le loro riflessioni e ci facciamo portavoce del loro malcontento.
Come loro, anche noi crediamo che sia necessario cambiare una pessima abitudine che negli anni si è consolidata: il fumetto è un’arte, ma in Italia soffre di una svalutazione culturale, nonostante le capacità dei disegnatori italiani. Anche questo può aver contribuito a far nascere una falsa idea del lavoro dei disegnatori del fumetto, diffondendo la convinzione che la loro opera abbia minore dignità rispetto a quella di altri artisti.
Sempre più spesso i disegnatori si sentono traditi nel loro entusiasmo di condividere il loro lavoro con i fan. Ecco la principale fonte di malcontento tra i disegnatori: alle fiere regalano infaticabilmente la loro professionalità e la loro arte per poi vederla svenduta su internet: spesso vediamo disegni “svenduti” anche per 5 euro, in questo modo anche il talento del disegnatore è svalutato.
Tutto il loro lavoro, la loro esperienza, la loro fatica vengono svenduti per niente.
Questa situazione marcia parallelamente a quella in cui un disegnatore si trova a dover rispondere a quesiti umilianti del tipo: “Tu chi sei? Che fumetti hai fatto? Ah! Allora mi fai un disegno?” per poi magari vedere il foglio accartocciato da qualche parte perché in fondo averlo non era poi così importante.
La Scuola Internazionale di Comics vuole sostenere e accompagnare i disegnatori in una rivoluzione di questo sistema che sminuisce la loro professionalità, per cercare di dare il giusto peso alla loro arte.
Per questo chiediamo a tutti quelli che condividono questo pensiero e che intendono attivamente spalleggiarci in questa battaglia educativa, di sottoscrivere questo documento per far sentire la loro voce e di rifiutarsi, nelle manifestazioni a venire, di prestare la loro opera gratuitamente.
Da ora in poi chi vorrà un disegno potrà averlo dietro compenso o dopo aver acquistato le pubblicazioni dei disegnatori. La Scuola Internazionale di Comics da parte sua, si impegnerà a far circolare questo documento e inviarlo poi ai media, agli organizzatori delle fiere e alle case editrici, ai suoi studenti e a tutti quelli che seguono le attività della scuola perché chi lo condivide possa sottoscriverlo.
Per dare l’avvio a questa nuova tendenza, noi della Scuola Internazionale di Comics, in occasione di Lucca Comics chiederemo ai nostri insegnanti di esporre il loro tariffario quando disegneranno per i fan presso il nostro stand. E chiederemo loro di applicare senza timore le tariffe che hanno stabilito.
La campagna vede il contributo dell’avvocato Eleonora Trigari, che si esprime a favore del manifesto. Eleonora è un avvocato milanese esperta in diritto d’autore che presta la sua opera ad artisti su tutto il territorio nazionale. Qui di seguito potete leggere il suo contributo:
"Molto correttamente la Scuola Internazionale di Comics utilizza l’espressione “svalutazione culturale”. In Italia all’arte sequenziale non viene infatti riconosciuto un adeguato valore artistico, come invece avviene in altri Paesi. Ciò nonostante lo studio, la passione e la dedizione che stanno dietro alle opere a fumetto.
Si consideri che in Italia il fumetto non gode nemmeno di una tutela legislativa specifica. Esiste una proposta di riforma volta ad introdurre una disciplina ad hoc per le opere a fumetto, ma si tratta di un progetto tuttora arenato (disegno di legge n. 3298 del Senato della Repubblica, XIV legislatura, “Protezione del diritto d’autore delle opere a fumetti“ - comunicato alla Presidenza l’11 febbraio 2005-).
Sarebbe invece di grande importanza una riforma, tra l’altro, per il valore in sé dell’espresso riconoscimento, anche a livello legislativo, del fumetto come forma d’arte. Infatti, le conseguenze della svalutazione culturale dell’arte sequenziale sono molteplici. Innanzitutto, ciò incide, in negativo, sulle condizioni lavorative dei disegnatori.
Basti pensare agli innumerevoli contratti a progetto che malcelano rapporti di lavoro subordinato e che i disegnatori, soprattutto i giovani artisti, si trovano “costretti” a sottoscrivere pur di poter lavorare. Oppure al mancato riconoscimento della proprietà degli originali delle tavole da parte delle case editrici. Gli stessi disegnatori sono direttamente vittime della svalutazione culturale dell’arte sequenziale, in quanto molto spesso non sono consapevoli dei diritti loro spettanti e non sono quindi in grado di tutelarli.
Ne è un esempio palpabile il fatto che molti pensano che una volta firmato il contratto di edizione tutti i diritti di autore si trasferiscano automaticamente alla casa editrice, mentre non è necessariamente così. Occorre quindi che i disegnatori per primi rivendichino a gran voce la dignità artistica delle loro opere e il valore del loro lavoro e che si impegnino attivamente per la tutela dei loro diritti, dei quali anzitutto devono prendere coscienza.
Tutti coloro i quali hanno a cuore la cultura e l’arte dovrebbero appoggiarli, perché tutto ciò che non favorisce la diffusione dell’arte e della cultura è di per sé negativo dal punto di vista sociale."
- Avv. Eleonora Trigari
Ed ora... Dite la vostra, ma soprattutto pensateci su, che non fa mai male.
Contro l'idea che vede il disegnatore di fumetto come un lavoratore "di serie B" e che, quindi, tende a trasformarli in questo: una categoria che, come dicevo in altre sedi ed in tempi meno battaglieri:
- non ha un trattamento economico proporzionato al lavoro svolto,
- non ha un sindacato (sì, c'è il SILF, ma mi permetto di dubitare della sua forza contrattuale OGGI),
- non ha organi d'informazione (il fumettista che conosce i suoi diritti e che sa destreggiarsi con la burocrazia minima necessaria è un'eccezione!)
- non ha coesione interna: centinaia di nuovi disegnatori all'anno che escono dalle scuole a fronte di sempre meno lettori fa sentire il disegnatore in concorrenza contro i suoi colleghi. Risultato: diffidenza e poca comunicazione che peggiorano i punti precedenti in un circolo vizioso.
Nei prossimi giorni metterò su questo blog l'analisi che feci mesi fa per la mailing list Yattaaa: a quanto pare le mie esperienze e riflessioni si ritrovano identiche anche in molti altri luoghi.
Il che non vuol dire che sono figo io (o forse sì? ^_- ), ma vuol dire che la mia esperienza è, purtroppo, "tipica", è la cosiddetta "aria che si respira".
Ora, la soluzione numero uno per il fumettista italiano è "punta all'estero"; giusto oggi mi hanno segnalato questo desolante ed amaro articolo di Repubblica, segnale non stiamo parlando dell'unica categoria che cerca salvezza, moralmente ed economicamente, all'estero:
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/22/news/cara_italia_ti_scrivo_it_un_paese_visto_da_lontano-8319065/. Andate a leggerlo.
Fatto?
La soluzione numero due è "cambia lavoro e i fumetti li fai per divertimento". Io sono stato molto ben consigliato e il fumettista per lavoro non l'ho mai voluto fare sul serio.
Fino all'anno scorso dicevo "la mia fidanzata fa la fumettista per l'Italia" ed avevo il sorriso amaro in faccia.
Oggi dico "la mia futura moglie fa l'illustratrice per l'estero" ed ho un sorriso soddisfatto e sincero in volto.
Ma veniamo al Manifesto (che ho un pochino reimpaginato per migliore leggibilità, ma il testo è fedele a come lo trovo sul nuovo blog di Giuseppe Di Bernardo):
CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER LA DIFESA DEL LAVORO DEI DISEGNATORI DI FUMETTO
Manifesto: La Scuola Internazionale di Comics intende promuovere una campagna di sensibilizzazione per la difesa del lavoro di tutti i disegnatori del fumetto.
Poiché siamo quotidianamente a contatto con tanti professionisti, abbiamo raccolto le loro riflessioni e ci facciamo portavoce del loro malcontento.
Come loro, anche noi crediamo che sia necessario cambiare una pessima abitudine che negli anni si è consolidata: il fumetto è un’arte, ma in Italia soffre di una svalutazione culturale, nonostante le capacità dei disegnatori italiani. Anche questo può aver contribuito a far nascere una falsa idea del lavoro dei disegnatori del fumetto, diffondendo la convinzione che la loro opera abbia minore dignità rispetto a quella di altri artisti.
Sempre più spesso i disegnatori si sentono traditi nel loro entusiasmo di condividere il loro lavoro con i fan. Ecco la principale fonte di malcontento tra i disegnatori: alle fiere regalano infaticabilmente la loro professionalità e la loro arte per poi vederla svenduta su internet: spesso vediamo disegni “svenduti” anche per 5 euro, in questo modo anche il talento del disegnatore è svalutato.
Tutto il loro lavoro, la loro esperienza, la loro fatica vengono svenduti per niente.
Questa situazione marcia parallelamente a quella in cui un disegnatore si trova a dover rispondere a quesiti umilianti del tipo: “Tu chi sei? Che fumetti hai fatto? Ah! Allora mi fai un disegno?” per poi magari vedere il foglio accartocciato da qualche parte perché in fondo averlo non era poi così importante.
La Scuola Internazionale di Comics vuole sostenere e accompagnare i disegnatori in una rivoluzione di questo sistema che sminuisce la loro professionalità, per cercare di dare il giusto peso alla loro arte.
Per questo chiediamo a tutti quelli che condividono questo pensiero e che intendono attivamente spalleggiarci in questa battaglia educativa, di sottoscrivere questo documento per far sentire la loro voce e di rifiutarsi, nelle manifestazioni a venire, di prestare la loro opera gratuitamente.
Da ora in poi chi vorrà un disegno potrà averlo dietro compenso o dopo aver acquistato le pubblicazioni dei disegnatori. La Scuola Internazionale di Comics da parte sua, si impegnerà a far circolare questo documento e inviarlo poi ai media, agli organizzatori delle fiere e alle case editrici, ai suoi studenti e a tutti quelli che seguono le attività della scuola perché chi lo condivide possa sottoscriverlo.
Per dare l’avvio a questa nuova tendenza, noi della Scuola Internazionale di Comics, in occasione di Lucca Comics chiederemo ai nostri insegnanti di esporre il loro tariffario quando disegneranno per i fan presso il nostro stand. E chiederemo loro di applicare senza timore le tariffe che hanno stabilito.
La campagna vede il contributo dell’avvocato Eleonora Trigari, che si esprime a favore del manifesto. Eleonora è un avvocato milanese esperta in diritto d’autore che presta la sua opera ad artisti su tutto il territorio nazionale. Qui di seguito potete leggere il suo contributo:
"Molto correttamente la Scuola Internazionale di Comics utilizza l’espressione “svalutazione culturale”. In Italia all’arte sequenziale non viene infatti riconosciuto un adeguato valore artistico, come invece avviene in altri Paesi. Ciò nonostante lo studio, la passione e la dedizione che stanno dietro alle opere a fumetto.
Si consideri che in Italia il fumetto non gode nemmeno di una tutela legislativa specifica. Esiste una proposta di riforma volta ad introdurre una disciplina ad hoc per le opere a fumetto, ma si tratta di un progetto tuttora arenato (disegno di legge n. 3298 del Senato della Repubblica, XIV legislatura, “Protezione del diritto d’autore delle opere a fumetti“ - comunicato alla Presidenza l’11 febbraio 2005-).
Sarebbe invece di grande importanza una riforma, tra l’altro, per il valore in sé dell’espresso riconoscimento, anche a livello legislativo, del fumetto come forma d’arte. Infatti, le conseguenze della svalutazione culturale dell’arte sequenziale sono molteplici. Innanzitutto, ciò incide, in negativo, sulle condizioni lavorative dei disegnatori.
Basti pensare agli innumerevoli contratti a progetto che malcelano rapporti di lavoro subordinato e che i disegnatori, soprattutto i giovani artisti, si trovano “costretti” a sottoscrivere pur di poter lavorare. Oppure al mancato riconoscimento della proprietà degli originali delle tavole da parte delle case editrici. Gli stessi disegnatori sono direttamente vittime della svalutazione culturale dell’arte sequenziale, in quanto molto spesso non sono consapevoli dei diritti loro spettanti e non sono quindi in grado di tutelarli.
Ne è un esempio palpabile il fatto che molti pensano che una volta firmato il contratto di edizione tutti i diritti di autore si trasferiscano automaticamente alla casa editrice, mentre non è necessariamente così. Occorre quindi che i disegnatori per primi rivendichino a gran voce la dignità artistica delle loro opere e il valore del loro lavoro e che si impegnino attivamente per la tutela dei loro diritti, dei quali anzitutto devono prendere coscienza.
Tutti coloro i quali hanno a cuore la cultura e l’arte dovrebbero appoggiarli, perché tutto ciò che non favorisce la diffusione dell’arte e della cultura è di per sé negativo dal punto di vista sociale."
- Avv. Eleonora Trigari
Ed ora... Dite la vostra, ma soprattutto pensateci su, che non fa mai male.
"La tecnologia rovina l'arte"
Al prossimo che dice una boiata del genere, mandate questa immagine.
Ora, glielo andate a dire VOI a Leonardo che non doveva studiare la tecnologia (inclusa quella rappresentata qui sopra) per migliorare il suo uso della prospettiva?
Ben prima di Leonardo, la Camera Obscura ha una storia parecchio lunga: vedi QUI la Wikipedia in italiano, o QUI la più completa voce in inglese.
Ora, glielo andate a dire VOI a Leonardo che non doveva studiare la tecnologia (inclusa quella rappresentata qui sopra) per migliorare il suo uso della prospettiva?
Ben prima di Leonardo, la Camera Obscura ha una storia parecchio lunga: vedi QUI la Wikipedia in italiano, o QUI la più completa voce in inglese.
Iscrizioni.
In questi giorni mi sto iscrivendo ad un paio di cose.
La prima è questa bella iniziativa di Diego Cajelli: c'è tutto nel link qui sotto, ma, per riassumere, vi dico che si tratta di un laboratorio di scrittura creativa.
http://diegozilla.blogspot.com/2010/10/diegozilla-lab.html
Al momento siamo iscritti in tanti (cosa che non stupisce nessuno), magari vi tengo aggiornati su cosa combiniamo.
La seconda è la palestra, visto che non voglio diventare un blob, parte integrante del mio divano.
Avrei continuato con i corsi di ballo (vi darei un link, ma non credo che la nostra maestra abbia un sito), ma quest'anno non c'è stato un numero sufficiente per fare i corsi ad una distanza umana da casa... -_-;
La prima è questa bella iniziativa di Diego Cajelli: c'è tutto nel link qui sotto, ma, per riassumere, vi dico che si tratta di un laboratorio di scrittura creativa.
http://diegozilla.blogspot.com/2010/10/diegozilla-lab.html
Al momento siamo iscritti in tanti (cosa che non stupisce nessuno), magari vi tengo aggiornati su cosa combiniamo.
La seconda è la palestra, visto che non voglio diventare un blob, parte integrante del mio divano.
Avrei continuato con i corsi di ballo (vi darei un link, ma non credo che la nostra maestra abbia un sito), ma quest'anno non c'è stato un numero sufficiente per fare i corsi ad una distanza umana da casa... -_-;
Thumos: Bullet WithOUT Butterfly Wings.
Chi indovina la citazione musicale non vince nulla, è troppo facile.
La "soluzione" è scritta direttamente nella tavola.
Questa è una storia di 2 pagine ispirata ad una canzone che Michela, da ancora prima di lavorare a Thumos, pensava adattissima al personaggio.
Il senso di tutta la faccenda sarà più chiaro quando, nei prossimi capitoli, si chiariranno un po' di cose sulle "origini" di Finwe.
E così, eccoci qua. La seconda tavola la mettiamo online la prossima settimana.
I prossimi capitoli? Quando Michela riuscirà a trovare un po' di tempo per del lavoro extra pro bono. ^_-
La "soluzione" è scritta direttamente nella tavola.
Questa è una storia di 2 pagine ispirata ad una canzone che Michela, da ancora prima di lavorare a Thumos, pensava adattissima al personaggio.
Il senso di tutta la faccenda sarà più chiaro quando, nei prossimi capitoli, si chiariranno un po' di cose sulle "origini" di Finwe.
E così, eccoci qua. La seconda tavola la mettiamo online la prossima settimana.
I prossimi capitoli? Quando Michela riuscirà a trovare un po' di tempo per del lavoro extra pro bono. ^_-
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