Stamattina leggo Punto Informatico e scopro un paio di cose inquietanti.
1) Esiste una proposta di legge sul tassare le connessioni internet italiane (vedi qui). Come se, tra parentesi, non pagassimo già l'IVA sulle bollette telefoniche (com'è anche giusto che sia). Perché? Perché l'industria dei mezzi di comunicazione tradizionali soffre? E quindi che si fa? Si dirottano soldi dall'investimento in infrastrutture in aiuti ad industrie che il progresso vorrebbe meno vecchie di quelle che ci sono?
Dirottare soldi? Eh, sì, perché nel frattempo gli investimenti per la Banda Larga (che sarebbe un pochino d'aiuto per la nostra industria, magari) sono stati bloccati con questa scusa. Al prossimo che mi parla di Ponte Sullo Stretto risponderò MOLTO male.
Già, ricordiamo, esiste la tassa definita "equo compenso" (sic): ogni supporto di registrazione vergine che compri contiene una piccola tassa che va, nelle intenzioni del Legislatore, a compensare i mancati introiti dell'industria cinematografica che si presume esso andrà a creare. Una specie di "tassa sulla colpevolezza presunta dell'acquirente", non vedo come sia giustificabile logicamente in altro modo.
Nella Finanziaria 2012 ci sarà anche una sovvenzione per i poveri venditori ambulanti di ghiaccio schiacciati dal progresso dei frigoriferi? >_< ). Motivo? Viola il diritto di copyright.
Certo, come se una parodia di 4 minuti fosse un valido sostituto dell'opera intera (che è un film serissimo).
L'intelligenza di certe persone che spendono tempo e denaro per rimuovere pubblicità gratuita ai loro prodotti mi lascia sempre stupito.
A parte ciò, in Italia esiste un diritto alla parodia.
Basta una ricerchina su Google per "legge parodia" e guarda un po' cosa salta fuori.
- legge 22 Aprile 1943 n.633 (G.U. n.166 del 16 Luglio 1941), articolo 1, in particolare alla citazione “Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono […] alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.”
- legge 22 Aprile 1943 n.633 (G.U. n.166 del 16 Luglio 1941), articolo 3, “Le opere collettive, costituite dalla riunione di opere o di parti di opere, che hanno carattere di creazione autonoma, come risultato della scelta e del coordinamento ad un determinato fine […] artistico, […] sono protette come opere originali, indipendentemente e senza pregiudizio dei diritti di autore sulle opere o sulle parti di opere di cui sono composte.” e in riferimento all’articolo 4, in particolare alla citazione “Senza pregiudizio dei diritti esistenti sull'opera originaria, sono altresì protette le elaborazioni di carattere creativo dell'opera stessa, quali […] le trasformazioni da una in altra forma […] artistica, le modificazioni ed aggiunte che costituiscono un rifacimento sostanziale dell'opera originaria, gli adattamenti, le riduzioni, i compendi, le variazioni non costituenti opera originale.”
- Direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2001 (GU n. L 167 del 22/06/2001), articolo 5 “Sono esentati dal diritto […] gli atti di riproduzione […] privi di rilievo economico proprio che sono […] parte integrante e essenziale di un procedimento tecnologico […]”, in particolare al paragrafo 3 lettera K “quando l’utilizzo avvenga a scopo di caricatura, parodia o pastiche.”
Tutto quanto sopra confermato anche dal
- Trib. Milano 29 gennaio 1996, in Foro it.,1996, I, 1426 e in Dir.Industriale, 1996, 479, n. MINA; Trib. Milano 15 novembre 1995 in Giur.It., 1996, I, 2, 749, “A questo proposito, cercando di analizzare giuridicamente questo caso, va premesso che la parodia, secondo la giurisprudenza, si risolve sempre in un'opera autonoma e distinta rispetto a quella di riferimento e non richiede il consenso da parte del titolare del diritto di utilizzazione economica. L'opera pertanto sarà imputabile solo al parodista e giammai, neanche in parte, all'autore dell'opera parodiata.”
Capito, Constantin Films? "Giammai".
E La Caduta me lo scarico, e "giammai" lo noleggerò.
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1 commenti:
Da un punto di vista logico (o meglio "illogico") è interessante il discorso "tassiamo internet per finanziare l'editoria tradizionale". E' come tassare le auto per finanziare i produttori di calessi!
Ancora più interessante però è l'equo compenso a favore dell'industria cinematografica, che sottintende la presunzione di colpevolezza dell'acquirente (cioè: si dà per scontato che chi acquista un CD vergine lo utilizzerà per copiare illegalmente un'opera protetta da copyright. Quindi l'acquirente deve pagare un "compenso" certo per riparare ad un'illecito che magari non commetterà mai). Facciamo così: invece di gridare allo scandalo, assimiliamo il concetto e applichiamolo sul serio! Ti immagini? Visto che tutti i politici potenzialmente potrebbero essere corrotti, devono devolvere una percentuale del loro stipendio ai cittadini per riparare al danno! Che ne dici?
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